Nell'anno 808 il vescovo di Piacenza, Giuliano II, se ne va ad Aquisgrana per chiedere un favore a Carlo (Magno), col quale era "in buoni rapporti di amicizia". L'imperatore infatti - scendendo in Italia con la famiglia diretto verso Roma dove incontrava il Papa - si fermava spesso a Piacenza a salutare il vescovo.
Così riporta Pier Maria Campi, canonico e storico piacentino che alla fine del Cinquecento scrive un' importante storia della chiesa di Piacenza, ancora oggi interessante E SUGGESTIVA.
Ma come appariva la Rocca di Cagnano in quel tempo lontano e leggendario?
Qualcosa già c'era, dal momento che pochi decenni dopo, nell'840 circa, il vescovo Seufredo dovette comporre una lite fra il Capitolo della Cattedrale di Piacenza e la Mensa Vescovile su come spartire i privilegi della concessione carolingia. E così il vescovo decise che la Rocca di Cagnano, oggi Castello di Gropparello, entrava nel patrimonio personale del vescovo.
Lo ritroviamo nella metà del 1200, in piene lotte fra guelfi e ghibellini, col vescovo Alberto che scomunica il Marchese Pallavicino, legato per fedeltà all'Imperatore tedesco. Il ghibellino si dirige in città per attaccare il palazzo vescovile, e il vescovo costretto alla fuga si rifugia nel suo castello di Cagnano, arroccato e inespugnabile. Da lì, ci dice il Campi, continua le funzioni pastorali.
Quali incredibili trasformazioni avrà subito il castello nel tempo? Una noticina misteriosa getta una luce particolare su questa domanda, rivelando che i ghibellini avevano conquistato il castello distruggendo una parte della cinta muraria, ma senza danneggiarne la struttura. Le mura vennero prontamente ricostruite e il castello maggiormente fortificato, per andare incontro alle grandi trasformazioni dell'arte militare nelle logiche di attacco e difesa.
Non abbiamo documenti che raccontino o testimonino queste epoche... Ci affidiamo quindi alle mura stesse, veri e propri libri in pietra come dice il nostro archeologo Simone Carini - specializzato in archeologia medievale e analisi delle costruzioni - che conducendo un primo studio stratigrafico sulle mura ne rivela i misteriosi segreti. Sappiamo ora che sono conservate ancora le mura della prima edificazione in pietra, avvenuta fra il 1150 e il 1200. In quegli anni questo era il castello personale del vescovo di Piacenza, che aveva probabilmente provveduto alla sua riedificazione ad opera di maestranze specializzate. Il tutto senza badare a spese, perché la costruzione risulta accurata ed eseguita con molti costosi accorgimenti, sbozzando bene le pietre, montandole in filari regolari, costruendo fondamenta ben congeniate e solide.
LE IPOTESI BASATE SULLO STUDIO STRATIGRAFICO
Il nucleo più antico era già molto ampio per un'epoca così antica! Un mastio - probabilmente più alto - il palatium e l'opificium. Tutti edifici tutt'ora esistenti. Doveva essere un castello davvero importante!
In seguito, ma sempre in epoca medievale, i palazzi vengono allungati verso est, fino a occupare tutta la parte dello sperone roccioso ancora edificabile.
Sempre in quest'epoca si aggiunge un livello difensivo ulteriore con la costruzione dell'attuale facciata controllata dal corpo di guardia.
Nasce anche la mezza torre rotonda, che viene aggiunta probabilmente dopo la metà del 1300.
Questi ampliamenti portano il castello alla dimensione e all'aspetto attuali. Le mura tuttavia non vennero mai adattate per resistere all'artiglieria, dal momento che tutt'intorno non vi era spazio edificabile. Per questo stesso motivo le sale non sono mai state ampliate né l'antico incastellamento trasformato.
Il castello scavato nella roccia è incastonato qui da quasi mille anni, con le sue fondamenta originali, le sue mura in pietra ben costruite da antichi mastri muratori, su commissione di quei vescovi tanto interessati a dominare la vallata, proteggere la via per Bobbio e Genova, riscuotere le tasse sul passaggio delle merci e sulle vendite dei mercati che per concessione imperiale avevano diritto a tenere durante l'anno.
In epoca rinascimentale il castello perde alcuni tratti militari, come ad esempio i merli che proteggevano gli arcieri dalle frecce nemiche. Questi furono poi ripristinati con i restauri neogotici di metà ottocento, ad opera di Camillo Guidotti. Ma furono ricostruiti più piccoli, probabilmente per ottenere una proporzione fra la grandezza del castello e quella dei merli che facesse apparire la fortezza più imponente.
I MERLI RICOSTRUITI NEI RESTAURI DI FINE OTTOCENTO SONO MOLTO PICCOLI PERESSERE DIFENSIVI. I MERLI ANTICHI SONO MURATI NEL SOLAIO DEL PALAZZO BOBILE. PROBABILMENTE ESISTEVA UN CAMMINAMENTO DI RONDA CON MERLATURE DA CUI I SOLDATI DIFENDEVANO LA PARTE ALTA DEL CASTELLO IMPEDENDO AI NEMICI DI SCALARE LA TORRE.
Scritte nei muri, leggiamo le tante trasformazioni, custodite silenziosamente in forme di aperture murate nel tempo. Scopriamo i veri merli difensivi che proteggevano il camminamento di ronda situato sulla sommità del palazzo nobile. Nascoste nell'edera o nel buio di qualche angolo della cantina troviamo tracce di porticine murate, forse antichi ingressi o aperture che davano accesso a parti ora non più accessibili. Il perché rimane un mistero.
Simone ha anche identificato dalle visite pastorali il luogo dell'antica cappella del castello, di cui rimane visibile il terrapieno che sorreggeva le mura.
Si legge di un ambiente principale che era la chiesa stessa, un secondo ambiente che era l'annesso oratorio, e uno spazio esterno, il piccolo recinto, ovvero il sagrato dell'ingresso. Le finestre erano orientate verso mattina, ovvero a est, proprio verso l'antico altare celtico dietro il quale vediamo sorgere il sole.
Ciao Andrea! Grazie delle tue parole sempre gentili e appassionate! Ma voi quando tornate nella Torre del Barbagianni? Il Barbagianni sente la vostra mancanza!!!😉
Storia e Magia di un luogo fiabesco e avvolgente che trova nella gentilezza dei suoi abitanti l'accoglienza e la serenità nel visitare un luogo cosi bello che vale la pena di visitare ed anche di vivere con la possibilità di dormire all'interno delle mura nella Torre del Barbagianni 😍
Ciao da Andrea