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PERCHÉ SERVE ANCORA STUDIARE DANTE?




LA NOSTRA RIFLESSIONE SU DANTE

dietro un colto poema per adulti una grande filosofia


Il mondo immaginifico di Dante, con la sua ferrea logica dell'etica e la sua trama intessuta di sentimento religioso, è una realtà universale nella riflessione profonda e commovente sulle sorti del mondo, nel timore di fallire come umanità, nella ricerca della felicità più intima intesa come ritorno alla fonte originaria di Divino Amore.


Che cos'è il Male se non l'assenza del Bene? Che cos'è il peccato se non l'allontanamento dalla Grazia Divina? Come vive lo spirito questo viaggio incarnato nel mondo della materia? Sembrano concetti tanto difficili, perché le parole sono meno brave delle semplici immagini a spiegare la lotta fra luce e oscurità. Ecco venirci in aiuto Dante, che ha tradotto per noi tutta la scienza del suo tempo in immagini di altissimo valore simbolico, con il suo straordinario linguaggio...


NON C'È MEDIOEVO SENZA DANTE


Linguaggio poetico, sì, ma che trae esempi dalla normale esperienza comune delle cose, tanto da essere pienamente comprensibile anche per noi oggi.

ECCO PERCHÉ QUEST'OPERA È BELLISSIMA!

L'analisi del testo, del linguaggio, delle metafore, delle teorie, delle logiche è come un'immensa enciclopedia sul Medioevo, con un contrappunto continuo sulla cultura classica, con ispirazioni bibliche, con uno squarcio continuo sull'aspetto escatologico della Storia dell'Uomo e del Creato. La conoscenza del Medioevo - e forse addirittura della storia - non può prescindere dalla conoscenza e dall'analisi di questo testo.


DANTE CONTINUA A FARCI SCUOLA

Non serve essere di una qualche specifica cultura, nazionalità o Credo per apprezzare la Divina Commedia. Basta essere semplicemente uomini.

Non si trovano soltanto concetti storici o letterari, ma si apprende l'arte di vivere, di riflettere, di compiere un'autoanalisi onesta e soprattutto di tenere sempre viva la Speranza, la più importante delle virtù teologali, quella che ci insegna ad avere fiducia nel mondo, nella vita e nelle energie all'universo. Dante lo chiama Dio, ma non importa quale sia il Suo nome. il microcosmo all'interno di ognuno di noi si riflette in questa immensa forza di Amore che muove ogni cosa.


"...e 'l sol montava 'n su con quelle stelle

ch'eran con lui quando l'amor divino

mosse di prima quelle cose belle"


"amor mi mosse, che mi fa parlare"


Se è vero che la nostra società ha perduto una immensità di valori, la buona notizia è che Dante ce li ha racchiusi tutti nella Divina Commedia. Un piccolo esempio? Avere cura di noi stessi. Vedere la vita come un dono straordinario, percepire il corpo come un tempio, lo strumento attraverso cui lo spirito fa esperienza del mondo. Non mortificarlo, come volevano certi predicatori medievali che trasmettevano disprezzo e mancavano di grazia, ma al contrario viverlo e custodirlo con amore e rispetto. Alla fine dei tempi i corpi rimasti sulla Terra risorgeranno, e i beati potranno rivestirsene indossandoli come stole di luce per godere in modo pieno e totale della beatitudine celeste. Ma guai a chi maltratterà il proprio corpo o peggio ancora lo "scialacquerà" togliendosi la vita, perché le anime dei suicidi precipitano in una selva dove germogliano in rovi dolenti e sanguinanti, nei cui rami le arpie fanno il nido, pascendosi delle loro foglie per aumentarne il dolore. Alla fine dei tempi solo i suicidi, fra tutte le anime all'universo, non potranno più indossare il proprio corpo. Lo dovranno trascinare per la selva di rovi a appenderlo (come uno straccio offeso, aggiungiamo noi) al proprio rovo.


UNA CONCEZIONE INCREDIBILMENTE MODERNA

In contrasto con la mentalità maggiormente diffusa nel suo tempo, Dante supera il giudizio e il concetto di punizione nel senso stretto del termine, scoprendo invece una logica profonda, come una legge karmica, riflettuta ed eloquente. Il ritratto della miseria di questa condizione è toccante, desolante, infinitamente pietoso. Ma non c'è perdono né speranza per chi ha insistito nel non ascoltare il richiamo dell'amore (amor che a nullo amato amar perdona).

I suicidi sono messi nella zona dell'Inferno dove si puniscono i peccati di violenza, e più precisamente i violenti verso sè stessi. Chi scialacqua (cioè si accanisce con violenza distruttiva contro) i propri beni o il proprio essere (il corpo ad esempio), fa violenza a sé stesso, e questo nella legge dell'universo è una via di perdizione. Scialacquare i propri beni non è segno di generosità, ma piuttosto di ingratitudine, rifiuto, ignoranza. Lo si sente bene quando si è profondamente radicati nella terra, o in una tradizione di famiglia. Quando si ama la propria casa, quando si è costruito o ereditato un bene a cui ci si sente profondamente ancorati per identità e vocazione. Lo sentivano gli antichi, nei quali il legame di sangue e l'ereditarietà della terra erano segno distintivo di nobiltà.

Questi sentimenti ci rendono più consapevoli come persone, più responsabili nella società; ci dispongono a metterci al servizio degli altri con i nostri talenti e le nostre peculiarità. Qui ha origine il senso civico, si forma la spiritualità, si ancora la credenza religiosa, si sperimenta l'amore per la vita e germoglia la fratellanza.

Su questo stesso tema ma in altro senso si incardina il dibattito fra guelfi e ghibellini e poi fra guelfi bianchi e guelfi neri: l'imperium dell'Uomo sulla Terra, l'attaccamento ai beni materiali inteso come avidità e non per la prosperità di tutti, il ministero spirituale utilizzato per i propri interessi terreni e non per la salvezza delle anime.


ECCO COSA CI INSEGNA DANTE

Una logica di forze viventi e operanti, di cause che generano conseguenze celesti, con una tale profondità di significato che nulla da qui in poi può più essere dato per scontato.

Primo fra tutto noi e gli altri.


L'UNIVERSO È IN SCENA NELLA DIVINA COMMEDIA

Come una sinfonia astrale, la Divina Commedia disegna l'abisso del peccato, privo di ogni luce, di ogni speranza, di ogni futuro.

Che cos'è l'uomo senza possibilità di immaginare?

Una creatura senza cielo, senza vista, perfino senza scopo. E infatti i dannati hanno perso la capacità di vedere ciò che ai vivi accade sulla terra. Hanno solo una vaga capacità profetica, più sulle sciagure che sulle cose belle, ma nessuna possibilità di intervento. La frustrazione segna ogni capitolo della dannazione infernale. Vivono una non vita, cioè una morte eterna, nella quale più che le punizioni tremende inflitte loro dalla logica del contrappasso col peccato, è l'assenza eterna di Dio e di Speranza a spegnere completamente la qualità vivente dell'essere. La zona finale, introdotta dal pozzo dei giganti, ha come contrappasso una sconfortante immobilità.


MA NOI VIVENTI ABBIAMO ANCORA IL DONO DELLA POSSIBILITÀ, DELLA SPERANZA, DEL LIBERO ARBITRIO.

Ecco perché il viaggio di Dante è voluto dal Cielo. Tre donne benedette di lassù gli mandano incontro Virgilio come guida, perché il loro fedele si sta perdendo, osteggiato com'è da tre fiere minacciose: la lonza/lussuria, il leone/superbia, la lupa/avarizia. Non sono i peccati di Dante, ma quelli del suo tempo e della sua società, che impediscono a Dante di continuare ad avere fiducia in quel mondo.

Dante si perde, come a ciascuno di noi è capitato, nello sconforto. Il suo torpore, la Selva/Sonno/Peccato, non è una perdizione morale, ma semplicemente uno stato di debolezza e abbattimento nel quale lui, fedele all'Amore, non trova più quell'ispirazione divina a vivere con fiducia. Sta perdendo la sua fede. Sta peccando (il non credere e il perdere la speranza sono condizioni di infelicità). Ma ecco che Beatrice, la Teologia, viene in aiuto al Poeta, per portarlo in un viaggio contratto e concentrato attraverso l'abisso nero fino al centro della terra, nel peccato di Lucifero. Da lì può cominciare una risalita al monte del Purgatorio e infine, dopo alcune prove di fede, ecco che si aprono le porte del Paradiso.


DANTE NON TIENE PER SÉ UN VIAGGIO TANTO SPECIALE!

Un viaggio che potremmo definire invenzione, ma che invenzione non è. Questa è l'ispirazione profonda che solo il genio artistico riesce a intuire e decodificare per tutti gli altri esseri umani, attingendo a un mondo nel quale il nostro si trova immerso: il mondo dello Spirito. Il viaggio di Dante è per tutti noi. È un dono di conoscenza e di sentimento che ci può ispirare al Bene, attirare alla salvezza. Non per la paura dell'Inferno, ma per amore del Paradiso.


La Teologia è la salvezza che viene in aiuto a Dante (e agli uomini) quando lo spirito vacilla, quando la mente da sola non trova ragione sufficiente. La Teologia è la ragione temperata dalla Fede.

La Teologia, Scienza di Dio, conosce l'inconoscibile. Ma solo il genio poetico e profetico di Dante sa portarlo alle nostre coscienze umane, celando la verità nel suono delle "parole che evocano".

Immagini e sensazioni, emozioni e stati d'animo: l'esperienza comune del mondo è materia di studio per lo spirito che alberga in noi.


E se Dante avesse conosciuto oltre la storia del mondo? Se avesse conosciuto il tavoliere politico del Rinascimento, le trame delle corti del Seicento, i fasti chiassosi del Settecento, i moti romantici del Risorgimento, gli orrori del razzismo, le assurdità della politica moderna? Che cosa avrebbe fatto? Che cosa avrebbe detto, o pensato? Dove avrebbe messo queste anime, con quel suo profondo e incorrotto modo di pensare?

Il tratto poetico ha saputo disegnare l'umano e il divino.

A noi rimane solo il grandissimo piacere di leggere e "guardare".

Non è un caso che questo sia ritenuto il più grande di tutti i poemi dell'umanità, il più universale. È lo specchio di tutti i popoli e di tutte le epoche. È la fiaba che ogni essere umano può leggere per ritrovare le ragioni della vita. È un vulcano di immagini potenti che possono arricchire i nostri pensieri e la nostra fantasia, toccando picchi altissimi di piacere e sentimento.



 


Al Castello di Gropparello la Divina Commedia si tinge di mille colori, per dare vita al capolavoro del Sommo Poeta, con un'attività dal tocco COOL.


Disponibile sia in presenza che in video call su Zoom, con regia e animatori del Castello di Gropparello.


DANTE E L'INFERNO

ATTIVITÀ CULTURALE E INTERATTIVA, adatta a partire dalla 2° secondaria inferiore.

Un gioco fra Medioevo, attualità e riflessione creativa


VERSIONE ON LINE LIVE

Numero minimo di partecipanti 25 ragazzi.

Costo € 12.00 a ragazzo.

Si possono collegare più classi insieme.

Numero ideale di Partecipanti: 3 Classi, che gareggeranno in una "sfida" fra Terra e Inferno mettendo in campo le conoscenze del gruppo per superare le prove e riconoscere i dannati, i loro peccati e le loro punizioni.https://www.castellodigropparello.net/product-page/dante-e-l-inferno





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