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Immagine del redattoreMaria Rita Trecci Gibelli

CASTELLO D'INVERNO, MAGIA DEL NATALE INCANTATO...Ti aspettiamo in visita guidata!


Vi siete mai chiesti come sarebbe entrare davvero nel castello del Piccolo Lord Fauntleroy nelle feste di Natale?

Il gigantesco albero, come nelle illustrazioni inglesi… Le candeline rosse appese ai rami dell’abete, fra ghirlande, decori d’epoca, palline di vetro soffiato e di ceramica dipinta, angeli e campanelli dorati…

La musica natalizia che diffonde le sue note nell’aria… Un po’ mistica, un po’ festosa… Con quell’eco immensa che sembra arrivare dall’immensità di una cattedrale gotica, dal severo splendore di Westminster Abbey.



Il Presepe, realizzato con arte e maestria, accoccolato in una piccola grotta, in una capannina o – nel nostro caso – nella corteccia arrotolata di un tronco!

Barocco, ricco di ori e di panneggi, intagliato nei volti adoranti dei fedeli inginocchiati. Le statuine settecentesche del presepe napoletano - veraci, autentiche, vibranti.

Quelle in biscuit del presepe francese ottocentesco, più setose e lucenti, con i tre magi non più rappresentanti le tre età dell’uomo come negli antichi mosaici bizantini, ma tre popoli di differenti etnie, con l’introduzione del Re Magio Moresco. Il presepe si è scelto di farlo sulla credenza cinquecentesca della sala rinascimentale. Ognuno lo ambienta con elementi naturali, secondo i propri gusti e secondo il paesaggio circostante, perché questa storicamente è la magia della nascita: avviene ovunque e in ogni tempo dell’uomo. Noi creiamo un festone di fronde di pino ed eucalipto, arricchite con fette essiccate di arancia e stecche di cannella. Le lucine sono arrotolate intorno ad alti rami di nocciolo, che formano un arco luminoso e naturale attorno alla scena. L’angelo/stella che annuncia la nascita e guida i fedeli poggia su un piccolo capitello di terracotta, in posizione sopraelevata rispetto alle altre figure.

E poi i dolci.

Non è Natale senza il profumo della cannella e dell’arancia, dello zenzero e del miele. Dolci di mille diverse tradizioni, provenienti da simbolismi e da realtà lontane. Il tronchetto di natale è un simbolo del grande tronco che a dicembre il capofamiglia raccoglieva nel bosco, e che doveva bruciare nel focolare domestico dalla notte della Vigilia fino al 6 gennaio, data profetica dell’arrivo dei Magi. 12 giorni, che simbolicamente rappresentano i 12 mesi dell’anno passato, ripercorsi misticamente in questo notturno lasso di tempo gravido di sogni e di magia (ma 12 sono anche gli apostoli di Gesù, 12 le ore del giorno e 12 le ore della notte…)

Sulla tavola del salone, accanto ai candelieri dorati circondati di ghirlande di pigne e bacche rosse, svetta una superba composizione conica di frutta secca e fiori invernali.

Accanto, ai due lati di questa, altre due piramidi fatte di dolci; sono i croque-en-bouche parigini.

Si tratta di piccoli bignè dorati, resi scintillanti da una copertura di zucchero colato. La glassa preziosa e generosamente versata forma delle grandi gocce rotonde, che riflettendo la luce delle vetrate emanando morbidi bagliori serici.


Nel salotto francese, i cui arredi sono coperti di un damasco di seta bianca, il tavolino è imbandito per una merenda regale.

Sottilissime ceramiche del Settecento provenienti dalla Cina si mescolano agli argenti, in una apparecchiatura dai toni aristocratici e raffinati.

Una teiera, una caffettiera, una cioccolatiera. Sul piatto di peltro si adagia un ciottolato di nocciole, mandorle e scorze candite di arancia immerse nell’impasto di miele e farina; è un dolce di famiglia che la mamma prepara benissimo: il panforte toscano. Deve risultare morbido, leggermente filante, profumato di aromi e scorze di agrumi. Sull’alzata invece occhieggiano piccole meringhe color avorio rotonde e schiacciate, tenute insieme da una ganache di cioccolato. Sono i mitici macarones, che la tradizione vuole attribuiti al pasticcere di Maria Antonietta, ma la cui storia è decisamente più italiana. Veneziana, per la precisione. Giunsero in Francia con Caterina De’ Medici quando andò in sposa a Enrico, figlio secondogenito di Francesco I, il re innamorato dell’Italia, di Leonardo Da Vinci e della Gioconda. Dall’Italia, come sempre, partono molte meraviglie.

Giù di sotto, nelle antiche cucine, si allestisce invece una tavolata di legno nudo, rustica e allegra, con piatti e vassoi in terraglia dipinta di bianco e blu.

Qui sembra di entrare nel paese di Babbo Natale, che da quel lontano San Nicola di provenienza orientale si è poi trasformato nel bel vecchio con barba bianca e abito rosso, circondato da elfi, folletti e giocattoli di legno dipinto, in un paesaggio innevato del Nord. Ciambelle glassate, biscotti di pan di zenzero decorati con zucchero colorato… Tortine a forma di casette, in cui la glassa bianca è ben disposta come fosse neve caduta sui tetti. Sulla tavola, accanto alle fondine, il panpepato al cioccolato è pronto ad essere inzuppato.

Mancano solo il panettore fiorentino e il torrone artigianale, che chiuderanno tutti i pasti delle feste natalizie. Ma quella è una storia ancora diversa, che vi racconterò molto presto!

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