INCANTO, MAGIA, MERAVIGLIA al Castello
Nell'Incanto di un paesaggio da fiaba, si schiude la meraviglia del calore natalizio al castello. Tutto scintilla e brilla, sotto i cristalli della brina invernale che copre ogni cosa come un velo di fata. È dicembre, un mese magico per il cuore - che beneficia di tutta la bellezza del paesaggio - e per gli occhi, che godono del tripudio di luci e colori delle decorazioni di Natale! Venite con noi a dare uno sguardo nelle sale antiche del nostro castello, tutt'ora abitato, estate e inverno! Qui la magia del Natale scalda tutto il mese di dicembre.
Dal 22 novembre iniziano le visite natalizie al Castello di Gropparello. Il percorso di visita comprende come sempre il camminamento di ronda esterno, i cortili, la torre con la cappella e la salita alla terrazza panoramica, le sale nobili e le antiche cucine... Ma in occasione del Natale viene aperta anche una stanza speciale: la stanza dei giochi antichi. Ogni ambiente del castello è decorato e allestito secondo gli usi e le tradizioni del Natale in Castello. Così se nel salone svetta il grande abete natalizio alto 5 metri, e sulla tavola dei nobili stanno in bella mostra dolci preziosi carichi di spezie, le antiche cucine sono invece preparate per la colazione della mattina di Natale della servitù, con profumatissimi biscotti di pan di zenzero e dolci rustici della tradizione.
TRADIZIONI, USANZE e... LEGGENDE!
Ogni famiglia ha le sue tradizioni, tramandate dai nonni ai genitori, fino ai nipoti. Ogni luogo declina le leggende del Natale in centinaia di sfumature diverse, come accadeva alle fiabe antiche tramandate dalla tradizione orale. Ogni usanza legata al Natale nasce da un significato profondo legato alla sopravvivenza e al bisogno di propiziare la vita durante il lungo sonno invernale... Così ad esempio nasce l'albero di Natale, il tronchetto natalizio, le luci che risplendono nelle strade delle città e nelle case... Il presepe con la scena della natività e l'arrivo dei misteriosi Re Magi d'Oriente.
LA NATIVITÀ, L' ABETE CELTICO E
LA FESTA DEL SOL INVICTUS...
LA VITA CHE SI RISVEGLIA NEL
MISTICISMO DEL SOLSTIZIO D'INVERNO
La Natività infatti è il fulcro di questa rinascita solstiziale, nella quale già i romani festeggiavano - il 21 dicembre giorno del Solstizio d'Inverno - la festa del Sol Invictus. La rinascita cioè di un Dio Bambino, il Sole, rappresentato come un fanciullo che, dopo l'avanzata delle tenebre, tornava forte e vittorioso riportando la luce sul pianeta.
Infatti dal 21 dicembre il sole ricomincia a guadagnare terreno sul buio, riportando la Luce. È così che Natale è la festa della Luce... Le tradizioni nordiche sono affollate di figure divine coperte di candele, scintillanti di manti dorati, che si confondono fra cristiano e pagano, passando attraverso gli ori della civiltà bizantina, intessendo gli abiti e i paramento sacri di raggi di sole e rifrazioni luminose simili alle gemme dei sovrani d'oriente. Il ritorno della luce farà rinascere la natura, che in inverno dorme un sonno simile alla morte.
Ma l'abete, sempre verde, resta immutato, dando la speranza della vita che presto tornerà a fiorire e dare frutti. Così nasce la tradizione, di radice celtica, dell'albero di Natale. Coperto di frutti e dolci, di candele e balocchi, oggi divenuti le palline di Natale e le catene luminose che adornano i nostri alberi magnifici, rendendo la nostra casa un nido caldo in cui sentirsi felici e riscaldati dall'amore, anche nel pieno del gelo siderale.
LA TRADIZIONE VUOLE CHE L'ALBERO DI NATALE VENGA FATTO L'8 DICEMBRE, FESTA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE. (che indica il concepimento di Gesù, in un candore senza peccato originale).
I Re Magi, misteriosi re orientali provenienti dalla Persia, sono il simbolo delle tre età dell'uomo. Erano inizialmente rappresentati come un giovane imberbe, un uomo con barba e capelli scuri e infine un vecchio canuto dalla lunga barba bianca. Vestivano all'orientale, perché erano intrisi della vecchia eredità greco-bizantina che il cristianesimo stava acquisendo, per trasformarla in una dottrina nuova e salvifica. I Magi portano in dono a Gesù bambino oro - simbolo della sua natura regale - incenso - simbolo della natura divina - e mirra - simbolo della sua natura mortale. Il loro viaggio "magico" dura 12 giorni, numero che ripercorre i 12 mesi dell'anno, e giungono il 6 gennaio al cospetto del bambino. Il neonato è il simbolo della vita in tutto il suo potenziale, e a essa si inginocchiano i tre Saggi, perché di fronte al divino l'essere umano può rinascere, sottraendosi alle leggi del Tempo per aver accesso alla Vita Eterna. Quindi una rinascita per il mortale che trova la vera vita nel divino.
Per tutto il viaggio, una stella cometa ha indicato la via. L'astro prodigioso altro non è che un angelo. Gli angeli sono l'emanazione del pensiero e della volontà divini: esseri di luce, sono i messaggeri di Dio (dal greco anghelos, messaggero).
Il nostro è un presepe ottocentesco francese in biscuit. I personaggi sono quelli essenziali: la sacra famiglia, un pastore, l'angelo e i tre Magi. Qui però, secondo una tradizione più recente, i Magi rappresentano i continenti della Terra che si inchinano alla nascita del Salvatore. Compare perciò il Re Magio moresco e scompare la più antica rappresentazione dei tre uomini in età diverse.
ABITARE UN CASTELLO: ABITARE LA STORIA
La cucina e il cibo sono il cuore di ogni casa. Nei castelli le dispense traboccavano delle risorse preziose e variegate che il territorio offriva. Prodotti dell'allevamento ma anche della caccia; dell'agricoltura ma anche frutto della raccolta dello spontaneo del bosco.
Le cucine erano sempre al lavoro, i camini sempre accesi, i tegami sempre in cottura. Le carni venivano preparate, tagliate, frollate, marinate, lessate, arrostite, rosolate e stufate. I cereali erano tanti, e concorrevano tutti alla dieta, migliorando molto la salute psicofisica dei nostri antenati. Declinati in minestre e zuppe, pani e focacce, torte e paste, erano la base dell'alimentazione, già molto ricca grazie a questa varietà. Si aggiungevano poi tanti legumi, tante erbe, verdure e frutti di stagione. Lunghe preparazioni legate alle esigenze di economia della casa e al reimpiego di ogni elemento (foglie e radici, parti cartilaginose, teste e interiora, pane avanzato o raffermo, scarti di tutti i tipi), ai cibi disponibili, alle conoscenze su usi e benefici delle piante e delle spezie. Ingredienti variegati e tecniche di cottura ricche di sfumature, per risultati sempre nuovi e sorprendenti. È così che ci arriva tutta l'eredità delle grandi cucine regionali, raccolta di cucine ricche e povere, di periodi di abbondanza e di momenti di carestia, passata dalle nonne giungono a noi da un passato in cui il cibo era sacro, prezioso... e lo spreco inconcepibile... Alla sua trasformazione, conservazione e preparazione si dedicavano tantissime energie, tempo e ingegno.
Natale, voglia di casa. Voglia di cucinare insieme, di sentire tutto il calore delle atmosfere festose e allegre che scaldano il gelo invernale. Le luci dell'albero, i dolci speziati, le ricette di famiglia, il piacere di scegliere i regali per chi amiamo!
Il nostro rituale di famiglia prevede
la preparazione del panettone fiorentino,
che viene impastato a più riprese
per circa due giorni.
Gli ingredienti arricchiscono via via l'impasto, e il risultato finale è un dolce morbido e corposo, profumato di canditi di cedro, di marsala, di burro e lievito di birra, di vaniglia e uva sultanina... Questo panettone è una tradizione della nostra famiglia, e si contende lo scettro con il Pasticcio di Borso d'Este, la versione rinascimentale adottata dalla mamma per il timballo di maccheroni racchiuso in una pasta frolla dolce. Un profumo della radice familiare dei grandi casali toscani, delle preparazioni del sabato per la domenica, delle mani sapienti delle donne di casa che curavano le cotture di tutti gli ingredienti fino a raggiungere un equilibrio di sapori e consistenze talmente perfetto da mandare in estasi le papille gustative.
Se hai voglia di tuffarti in questo mondo di sensazioni e ricordi, ci sono luoghi dove li puoi trovare! Luoghi in cui le persone si dedicano alla ricerca di uno stile di vita sano, emozionale, ricco di quel sapere e di quel fare radicati nella terra e così benefici per il corpo e la mente.
Per riconnetterti alla natura puoi concederti una gita in collina, dove ti attendono le dolci atmosfere della tradizione. Il cibo succulento dell'inverno, le ricette di carni brasate sfumate nel vino, gli intingoli deliziosi, la polenta cremosa con i formaggi di capra o i pecorini toscani. I vini piacentini, profumati e inebrianti, che zampillano nei calici. Il pane al burro appena sfornato, le paste ripiene, i funghi e i tartufi, i dolci a base di mandarino e anice stellato, di zabaione o castagne.
VISITA GUIDATA AL CASTELLO + PRANZO ALLA TAVERNA
Il paesaggio diventa poetico, il sole d'inverno fa brillare i colori del cielo e dei boschi che ammantano i crinali. Il freddo intirizzisce le mani e il viso... E così sarà ancora più piacevole e irresistibile il fuoco che scoppietta nel camino della Taverna, all'ora di pranzo.
PER APPROFONDIRE...
CASTELLO D'INVERNO, L'INCANTO E LE TRADIZIONI DEL NATALE
AL CASTELLO DI GROPPARELLO
Natale è una festa religiosa, sacra, mistica. Talmente profondamente radicata nel Tempo e nella Storia da superare la questione delle pratiche religiose e avvolgere chiunque in una festosa ed euforica felicità. Perché il Natale è per davvero una mistica rinascita.
I romani festeggiavano il 21 dicembre, solstizio d'Inverno, la Festa del Sol Invictus. La rinascita cioè di un Dio Bambino, il Sole, rappresentato come un fanciullo che dopo l'avanzata delle tenebre, tornava forte e vittorioso, riportando la luce sul pianeta.
Infatti dal 21 dicembre il sole ricomincia a guadagnare terreno sul buio, riportando la Luce. È così che Natale è la festa della Luce... Le tradizioni nordiche sono affollate di figure divine coperte di candele, scintillanti di manti dorati, che si confondono fra cristiano e pagano, passando attraverso gli ori della civiltà bizantina, intessendo gli abiti e i paramento sacri di raggi di sole e rifrazioni luminose simili alle gemme dei sovrani d'oriente. Il ritorno della luce farà rinascere la natura, che in inverno dorme un sonno simile alla morte. Ma l'abete, sempre verde, resta immutato, dando la speranza della vita che presto tornerà a fiorire e dare frutti. Così nasce la tradizione, di radice celtica, dell'albero di Natale. Coperto di frutti e dolci, di candele e balocchi, oggi divenuti le palline di Natale e le catene luminose che adornano i nostri alberi magnifici, rendendo la nostra casa un nido caldo in cui sentirsi felici e riscaldati dall'amore, anche nel pieno del gelo siderale.
LA TRADIZIONE VUOLE CHE L'ALBERO DI NATALE VENGA FATTO L'8 DICEMBRE, FESTA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE. Oggi si tende a utilizzare alberi finti, per ragioni ecologiche. Tuttavia l'albero vero è profumatissimo. Allora se volete riempire la vostra casa di una nota profumata e autentica, potete utilizzare le fronde di pino, ugualmente profumate di resina, ma più semplici da usare e meno impattanti sull'ambiente. Potete appenderle in festoni, e adornarle di decorazioni natalizie!
Gli angeli sono l'emanazione del pensiero divino; esseri di luce, sono i messaggeri di Dio (dal greco anghelos, messaggero)
Molto bello anche l'agrifoglio, che nel mondo celtico simboleggiava sempre la nascita del sole a dicembre, con le sue bacche rosse come piccoli soli intensi, che richiamavano la forza della vita e della rinascita. Maneggiatelo con cautela, esche l'agrifoglio punge tantissimo! Infatti nella tradizione popolare si chiama PUNGITOPO, perché veniva raccolto e messo nelle dispense intorno alle scorte di carne secca, per impedire che i topi la mangiassero. È così che l'agrifoglio si difende in natura! Essendo una delle pochissime piante che in inverno mantiene le foglie verdi, è costretta a sviluppare delle spine aguzze per difendersi. Nel nostro bosco, popolato di caprioli, l'agrifoglio ha le foglie con le spine fino a circa 2 metri di altezza. Più va in alto, più le foglie diventano lisce e lanceolate, là dove la bocca degli animali che brucano non arriva a depredare le sue foglie tenere...
VISITATE LE GOLE DEL VEZZENO: POTRETE AMMIRARE LA NOSTRA PIANTA DI AGRIFOGLIO SPONTANEA IN NATURA, E ALTRE PIANTE SIMBOLO DEL SOLSTIZIO D'INVERNO, COME LA FELCE, O DELLA RINASCITA, COME L'EDERA E L'OLIVO.
LA STANZA DEI GIOCHI ANTICHI... IL MONDO INCANTATO DELL'INFANZIA.
Natale significa regali. I bambini di tutto il mondo sanno che Babbo Natale o Gesù Bambino portano i doni a chi è stato buono.
Babbo Natale, in origine San Nicola, è un vecchio panciuto dalla barba bianca e dai poteri straordinari, in grado di volare con una slitta fatata e consegnare doni in tutto il mondo nell'arco della magica notte della Vigilia. San Nicola era un vescovo cristiano. La tradizione vuole che egli abbia salvato tre fanciulla - tre sorelle - dalla prostituzione, gettando loro dalla finestra della loro stanzetta per tre notti consecutive tre sacchetti di monete d'oro, che sarebbero state per le tre ragazze una dote principesca. Tre è un numero magico, è la triade divina.
È così che San Nicola diventa Santa Claus, e per noi Babbo Natale. Nel suo castello al polo nord egli trascorre l'anno nella preparazione del Natale, al quale lavora insieme alla sua corte di Elfi. Paesaggi innevati, cioccolate calde, camini accesi, abiti di lana dai colori sgargianti... La manifattura degli gnomi delle fiabe declinata nel laboratorio degli elfi di Natale, abilissimi artigiani che costruiscono con competenza e serietà i più straordinari giocattoli, preziosi e dotati di meccanismi funzionanti. Ma che cos'è un gioco? Oggi non ne capiamo più il senso profondo... Il gioco è diventato un intrattenimento per cercare di tenere testa alla vivacità dei bambini. Il gioco educa. Educare, dal latino, e-ducere, indica l'azione di tirare fuori ciò che il bambino ha dentro, per sviluppare il suo potenziale e il suo mondo interiore. La maggior parte dei giochi oggi è invasiva... il bambino li subisce. Oppure se ne stanca subito, chiedendo entro pochissimo tempo un gioco nuovo. In passato il gioco era qualcosa di molto prezioso e costoso, una piccola opera d'arte, che pochissimi bambini si potevano permettere. Per tutti gli altri il gioco erano le cose del mondo. Si giocava a bighellonare per la strada, a esplorare la campagna o il bosco, e catturare piccoli innocenti animali sfidando sè stessi in prove di forza. Si giocava ad aiutare gli adulti nel loro lavoro. Cosa che ancora oggi fa impazzire i bambini, molto più attratti dall'utilizzare gli oggetti di uso quotidiano che dai giocattoli coloratissimi che mettiamo loro a disposizione, e che finiscono molto presto nel mucchio dei giocattoli dimenticati (indelebile il ricordo di mia figlia che passava lunghi e silenziosi minuti concentratissima a piegare i miei tovaglioli!!)
LE BAMBOLE, AMICHE DELLE BAMBINE
Ed ecco dunque nascere la bambola, piccola infante a forma di bambina o graziosa figura di donna, una Barbie ante litteram che già le piccole aristocratiche del mondo antico (egizio, greco e romano) possedevano... Le pupattole rinascimentali erano poi bombolette provviste di preziosissimi guardaroba e mobilio intagliato da artigiani e artisti in materiali pregiati, perché venivano utilizzate per insegnare alle piccole future nuore le mode e gli usi delle più eleganti dame italiane. Indossavano perciò ogni capo di abbigliamento, dalla biancheria elegante ai sopravveste preziosi fino ai mantelli orlati di pelliccia e chiusi con spille di oreficeria; viaggiavano con bauli colmi di indumenti; dormivano in letti a baldacchino con colonnine scolpite e dorate, in coperte di prezioso damasco ad arabeschi.
IL MONDO DELLE BAMBOLE. ABITI, MODA E MOBILIO
Oppure la casa di bambole, elegante dimora arredata con mobili e oggetti che rispecchiavano il gusto dell'epoca, in cui lasciar correre la fantasia a costruire e inventare una quotidianità fatta di eleganza, bellezza, rituali e abitudini del bel mondo, quello in cui si concentravano gli sforzi di una scienza positivista che credeva davvero nel progresso, nella bontà dell'intelligenza umana e nella giustezza dell'integrità etica al servizio della società. Un piccolo universo di possibilità nel quale condividere la vita di mamma e papà, sognando un futuro da adulti felici e realizzati. La struttura che l'educazione prendeva, nella condivisione delle scelte di vita, nella ritualità dei gesti quotidiani, della tavola, della moda, della cura di sè e dell'istruzione, era qualcosa di universalmente condiviso che creava l'attaccamento alla casa e alle tradizioni e nutriva il senso di appartenenza a una società nella quale si sognava di portare un contributo positivo. In questo senso, l'educazione di quel mondo era sana, basata su fondamenti forti e positivi.
I LIBRI DI FIABE, FRA RITI DI PASSAGGIO E RACCONTI DELLA TRADIZIONE ORALE
Le fiabe sono un importantissimo strumento di crescita, sono la palestra dell'autoaffermazione. Studiate dagli antropologi, è oramai risaputo che la struttura della fiaba porta in sè il nocciolo antico del rito di passaggio delle società tribali, dove l'adolescente partiva dal villaggio per superare una prova. In questo rito egli capiva la differenza fra il bene e il male, aveva con sè degli aiutanti a disposizione, gli insegnamenti della tribù, delle armi e degli strumenti. Una volta superate le prove, le notti nel bosco, l'uccisione dell'animale rituale, o compiuto qualsiasi altro gesto simbolico necessario alla sua crescita, egli tornava a casa trasformato da quell'esperienza, e poteva essere integrato nel mondo degli adulti, e avere il permesso di sposarsi e generare nuovi individui per il gruppo. In ogni buona fiaba, una volta tornato, l'eroe eredita il regno e sposa la figlia del re. La fiaba non è tale se non sfiora il mondo del fantastico, lasciando entrare nel tessuto della trama misteri insondabili, poteri sovrannaturali, leggi magiche dalle logiche imperscrutabili. Solo il lettore, nell'intimità della lettura, diventa un iniziato ai segreti della fiaba e della magia, entra in contatto con la fede nel mistero, diventa intimo con le dinamiche delle energie che governano il mondo fatato e misterioso della fiaba. Animali parlanti non destano sorpresa, anzi se ne aspetta l'intervento... Maghi potenti ci mettono alla prova, e noi guardiamo l'eroe cadere nell'equivoco, fallire prima di riuscire, mentre ancora è ingenuo essendo solo all'inizio della storia, senza esperienza. Ma noi leggiamo fra le righe del racconto, beviamo ogni parola di quelle pagine incantate e scrutiamo le trappole... Noi ci schieriamo e facciamo il tifo per l'eroe, che ci porta con sè nel suo percorso costellato di difficoltà, permettendo anche a noi di entrare nel viaggio iniziatico. Orchi, fate, streghe, gnomi e folletti, regine cattive e re assenti, aiutanti magici e terribili geni malvagi. Mele avvelenate, sonni misteriosi, unguento prodigiosi, trasformazioni e metamorfosi... È così che le fiabe educano il nostro inconscio alle forze segrete che governano la vita, permettendoci di educare il pensiero al magico, di accogliere il mistero, di conoscere la verità del lieto fine, portandoci a cercare la strada della riuscita e permettendoci di attingere alle incredibili risorse interiori che la nostra immaginazione è in grado di fornirci. Ma solo se davvero siamo disposti a credere nelle fiabe, maestre di vita e palestre per la fede.
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